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 Giuseppe Camino


(Torino 1818 - Caluso, Torino, 1890)

 

Bacino d'Ivrea

(Paesaggio presso la Serra d'Ivrea) (Paesaggio canavesano), 1852

Olio su tavola, 36 x 44 cm., inv. 48.

Firmato e datato in basso a destra: «201. G. Camino 1852 ».

Sul verso etichette: «Galleria d'Arte Fogliato. Giuseppe Camino.

Visione canavesana. Propriety Dott. Malle»;

«Camino Giuseppe. La Serra d'Ivrea ».

Restauro: 1995, Nicola, Aramengo (AT).

L'opera è riconoscibile nell'elenco allegato all'inventario d'eredità, collocata nello studiolo.

 

Come documenta l'etichetta apposta sul retro, il dipinto è stato commerciato dalla Galleria Fratelli Fogliato ed è quindi probabilmente un acquisto di Luigi Mallé presso questi noti mercanti torinesi, specializzati da più generazioni nel paesismo piemontese dell'800. Il bel paesaggio ovale, con cornice coeva in pastiglia dorata graziosamente fregiata agli angoli, è pubblicato da Mallé nel 1973 su "Cronache Economiche" e nel 1976 ne La pittura dell'Ottocento piemontese. Il numero 201 accanto alla firma fa riferimento all'elenco manoscritto ancora in possesso degli eredi di Camino: «Registro dei quadri per numero d'ordine e loro destinazione che hanno avuto ». L'opera contrassegnata con questo numero corrisponde al dipinto Bacino d'Ivrea che risulta venduto al cavalier Brunati per L. 150 nel 1852 (Cortese comunicazione di A. Mistrangelo). Il dato documentario conferma quindi la legittimità del titolo col quale lo pubblicò Mallé nel 1973. Sorprendente la somiglianza dell'ovale di proprietà Malle con un paesaggio di proprietà privata del 1853, che tuttavia rappresenta tutt'altra località: Piccolo lago nella valle di Gressoney (cfr. A. Mistrangelo, 1981, Tay. )(XXIV). Il paesaggio appartiene al decennio più creativo ed originale della produzione di Camino. Fin dai primi anni cinquanta il pittore aveva avuto delle esperienze internazionali (Roma, Londra, Parigi) e stava mettendo a punto la tipologia panoramica e di grande effetto scenografico dei suoi paesaggi, caratterizzati da una smagliante luminosità potenziata dal frequente rispecchiarsi di cieli azzurri e di catene di monti nevosi in bacini d'acqua in primo piano. Se la sua formazione fu affidata ad incontri un po' casuali, Camino seppe evidentemente meditare sui pittori piemontesi dell'inizio del secolo. Senza il precedente di Bagetti non si spiegherebbe infatti la certezza prospettica e a volte quasi topografica di tante sue vedute simili alla presente. Su questa solidità di mestiere ancora erede del Settecento illuminista Camino innesta poi, specie nei dipinti di grande formato, un gusto per la drammaticità che era dei suoi tempi e specialmente dei pittori tedeschi che molto probabilmente incontro a Roma.

 

Rosanna Maggio Serra, in E. Ragusa (a cura di), Museo Mallé Dronero, L’Artistica Savigliano, 1995, pp.106-107.

 

 

BIBLIOGRAFIA: L. Mallé 1973, pp. 3-4, ill. p. 4 con titolo Paesaggio presso la Serra d'Ivrea; L. Mallé, 1976, p. 191, ill. 187 con titolo Paesaggio canavesano.

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