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Per approfondire

Silvio Allason

(Torino 1845-1912)

 

Paesaggio sul colle (1894)

Olio su tavola, 17 x 40 cm., inv. 45.

Firmato e datato in basso a destra: «S. Allason 9bre 94». Sul verso cartellino: «Allason Silvio / Paesaggio astigiano».

L'opera è riconoscibile nell'elenco allegato all'inventario di eredità, collocata nello studiolo.

 

Come già il cugino Ernesto, forse più noto di lui, Silvio Allason giunse alla pittura dopo aver abbandonato una interessante carriera amministrativa che lo aveva portato a stabilirsi a Firenze, capitale provvisoria del giovane Regno d'Italia. I maestri che si scelse furono i più ortodossi: Andrea Gastaldi per la figura, lo stesso Ernesto ed Edoardo Perotti per il paesaggio. Il suo debutto alla Promotrice torinese fu nel 1869 con uno studio di paese, ma egli coltivò anche la pittura di genere e di storia, tanto che il dipinto per cui è maggiormente ricordato è Un episodio dell’ultima persecuzione dei Valdesi nel 1686 acquistato dal Museo Civico torinese nel 1875. Nel suo catalogo I dipinti della Galleria d'Arte Moderna (1968) tuttavia Luigi Mallé non riprodusse questo grande quadro nel quale l'artista svolgeva un raro tema tratto dalle travagliate vicende del popolo valdese cui egli stesso apparteneva, ma due paesaggi, mostrando così la sua preferenza per l'aspetto paesistico della produzione di Silvio Allason. Comprensibile quindi che si sia procurato questa vedutina, cui forse allude, nel suo testo La pittura dell'Ottocento piemontese, la citazione di un Paesaggio sul colle, di collezione privata (L. Malle, 1976, p. 123). E’ proprio questo ritratto di paese, che ricorda quelli adagiati sulle colline astigiane tra Isola e Nizza, pare che Mallé abbia sotto gli occhi quando cosi sintetizza lo stile del pittore: «Silvio ebbe una visione di tranquillissimo naturalismo osservante le cose con pacata oggettività, mai cruda, mai scritta, sintetizzante con chiarezza altrettanto lontana dalla mestizia quanto dalla gioia, modellando nel colore le casette in pianura, sui colli o in montagna, lievemente cubizzandole... Visione davvero tutta piemontese, fatta di riserbo, di misura, di placido sguardo, soprattutto di molto silenzio». Il paesismo di Allason, che si sviluppa contemporaneamente alla presenza di Fontanesi a Torino, non si lascia infatti per nulla influenzare dalla visione lirico romantica del grande maestro reggiano, ma continua piuttosto la linea di domestico verismo che nella cultura piemontese, oltre gli insegnamenti mai dimenticati di Bagetti, era stata seguita da Piacenza, Perotti, Ernesto Allason.           

 

Rosanna Maggio Serra, in E. Ragusa (a cura di), Museo Mallé Dronero, L’Artistica Savigliano, 1995, pp.128-129.

 

BIBLIOGRAFIA: L. Mallé, 1976, p. 123.

 

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