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Scheda approfondimento: Ritratto di gentiluomo

Michiel Van Mierevelt (cerchia di)

(Delft 1567-1641)

 

Ritratto di gentiluomo (1633)

Olio su tela, 118 x 90 cm., inv. 123.
In alto a sinistra, la scritta «AETATIS 36/AN.0 1633».
Acquisto: dall'antiquario Gilberto Zabert.

 

L'effigiato indossa un giustacuore di tessuto nero arabescato la cui foggia evoca quella delle armature del tempo, in particolare nella pronunciata svasatura sotto la vita, come nei corsaletti con fiancali dell'abbigliamento militare. A quest'ultimo rimanda anche la sciarpa, dello stesso tessuto, avvolta sui fianchi. Gli ampi calzoni imbottiti lunghi fino al ginocchio completano l'abito del gentiluomo, aggiornato alla moda di quegli anni. La severa gamma cromatica, già abilmente modulata dal pittore con riflessi serici sul nero dell'abito, è ravvivata e impreziosita dal verde della camicia bordata d'oro (che s'intravvede attraverso i tagli delle maniche) e dai pizzi che ornano il collo e i polsi, resi con virtuosismo nel Toro disegno minuto. I caratteri stilistici del dipinto rendono proponibile l'attribuzione ad un maestro dei Paesi Bassi, che Mallé ritenne di poter identificare con l'olandese Michiel van Mierevelt. La qualità del ritratto non è certo indegna della mano di colui che lo stesso Van Dyck inseri nel Pantheon degli artisti contemporanei. Tuttavia taluni dati formali, uniti ad una particolarissima capacità di penetrazione psicologica, inducono a pensare ad un artista diverso da Mierevelt, anche se a lui molto vicino. I ritratti del maestro di Delft sono per lo più realizzati con un ductus pittorico rapido e sintetico (confrontabile per certi versi con quelli di Rubens e Van Dyck), al quale si accompagna, quasi inevitabilmente, una psicologia per cosi dire esteriorizzata, anche se convincente. Al contrario nel dipinto in esame la resa della figura è estremamente analitica, non per virtuosismo ma per registrare, attraverso le più impercettibili variazioni luminose dello sguardo e del volto, la realtà profonda del personaggio. Un'analoga capacità di indagine psicologica si ritrova in alcuni ritrattisti della cerchia di Mierevelt, da Jan van Ravesteyn a Cornelis van der Voort (che pere muore nel 1624), a Willem van Vliet, allo stesso allievo del maestro di Delft Paulus Moreelse. E’ forse proprio nelle opere di quest'ultimo che si riscontrano le maggiori affinità con il nostro dipinto, dalla resa minuziosa ma lieve dei tratti del volto, alla nitidezza dei contorni sottolineati dalla luce, alla straordinaria forza espressiva degli occhi e delle labbra, che ci restituiscono il personaggio come una presenza non più cancellabile. Si confrontino ad esempio i ritratti di Cristiano di Brunswick (Museo di Brunswick) e di Michiel Pauw (Amsterdam, Rijksmuseum),o gli stessi bellissimi ritratti femminili, come la Principessina del Rijksmuseum, la Dama col ventaglio del Mauritshuis, oppure, presenza quasi inquietante, la Giovane dama del 1627, comparsa ad una mostra di ritratti tenutasi all’Aia nel 1903. C.B.

 

Claudio Bertolotto, in E. Ragusa (a cura di), Museo Mallé Dronero, L’Artistica Savigliano, 1995.

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